martedì 6 maggio 2014

Monsanto, il Tar e la realtà mediaticamente modificata

Evviva! Le gambe dei piccoli giudici amministrativi del Lazio non tremano davanti al gigante Monsanto, incarnato per l'occasione nei panni meno impressionanti del piccolo coltivatore friulano Giorgio Fidenato. Che si è visto respingere dal Tar un ricorso contro norme dello Stato che mettono fuori legge i suoi campi coltivati con MON810, mais modificato geneticamente del colosso americano.

Tutti, felici, tutti contenti, tranne il suddetto ricorrente e i vertici della Monsanto. Pure il Movimento 5 stelle, per il quale l'imperatore degli ogm è tra i bersagli preferiti assieme al club Bilderberg e (negli ultimi tempi) Matteo Renzi. Tanto che, sul Blog di Beppe Grillo...

Una vittoria del M5S! Addirittura! Impegnato in prima linea in commissione agricoltura. Dunque ogni tanto qualcosa che non sia urlare in aula lo fanno...già. D'altra parte in commissione non sarebbero a favore di telecamera...a che servirebbe.

Ma...cosa si legge qualche riga più sotto, buttato lì in mezzo. Se fosse pronunciato verrebbe quasi smozzicato. Forse non volevano, forse gli è scappato, però c'è scritto proprio decreto interministeriale.

Già. Il ricorso di Fidenato era contro un decreto ministeriale. Il decreto che stabiliva il divieto di piantare MON810. Non risultando che il M5S abbia mai governato, chi sarà stato mai a emanare quel decreto? Dei veri e propri nemici del popolo grillino: Andrea Orlando (allora ministro dell'Ambiente, ora alla giustizia) , Nunzia De Girolamo (prima di cadere in disgrazie che si è creata con la sua bocca ministro dell'Agricoltura) e Beatrice Lorenzin (allora e tuttora ministro della Salute). Come si può leggere qui. Quando? Il 12 luglio 2013. Sei giorni dopo, sul blog di Beppe Grillo, quel provvedimento veniva salutato così:

Ricapitolando, quanto contenuto in un decreto meno di un anno fa "farsa", è diventato "vittoria del M5S" una volta difeso dal Tar. Da allora non è cambiato di una virgola, ovviamente. Ed è vero che, giustamente, tuttora si fa notare che resta altro da fare perché la norma ha 18 mesi di vita, che all'inizio del 2015 finiranno. E per allora dovrà essere chiara la posizione europea e si auspica si giunga a una normativa italiana definitiva. Ma è altrettanto chiaro che la versione farlocca con la quale viene offerta in pasto al pubblico la faccenda è, ancora una volta, pura propaganda. Nell'occasione, dato lo scarso risalto, per cementare i propri più che per guadagnare altro pubblico adorante. Occorrerebbe una norma anche per impedire di modificare mediaticamente la realtà.

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