martedì 10 giugno 2014

Renzi, dovevi dimetterti? Non proprio, ma...

Mi è stato gentilmente chiesto di segnalare che per Matteo Renzi fosse giunta l'ora di dimettersi da presidente del consiglio. Dopo che le urne (non solo quelle delle Europee, ma pure quelle del secondo turno delle comunali, qualunque peso si sia disposti a dare a quanto sia successo a Livorno, Perugia e Padova) hanno "lavato" nelle acque del trionfo il peccato originale di come sia arrivato a Palazzo Chigi.

Perché mai? "Perché l'ha detto lui che l'avrebbe fatto". Tuonano (chi altri se non) i deputati del Movimento cinque stelle. In uno dei consueti attacchi quotidiani dal blog del grande capo.


Qualche considerazione. La prima è che, evidentemente per il troppo lavoro, i parlamentari pentastellati hanno il tempo di leggere solo i titoli dei giornali. Altrimenti si sarebbero accorti che, dentro quell'articolo della Stampa, la data riportata nel titolo non c'è. E questo è un problema che attiene alla Stampa, certo, ma anche alla faciloneria di chi si ferma alla prima riga.

Eppur l'ha detta. È vero che l'ha detta. Il titolo è fuorviante, il rimaneggiamento da parte dei pentastellati è ancor più fuorviante. Ma la data c'è. Quella nella quale, secondo il premier, sarebbe stata effettuato il voto in prima lettura della riforma del Senato. Non c'è stato. Difficile anche che ci sia a brevissimo, vista la situazione di stallo. Non era assolutamente messa in relazione, quella data, con una rinuncia all'incarico, quindi si può ritenere legittimamente che il tempo per fare quelle cose che "altrimenti me ne vado" non sia ancora scaduto. È probabile che la scadenza da lui sempre intesa sia il remotissimo 2018. Farebbe meglio a chiarirlo del tutto. Così ci si mette un po' il cuore in pace.

Dato che Renzi, però, sul terreno dell'annuncio roboante è voluto scendere e su quello ha costruito sicuramente parte della sua recente affermazione, va rammentato che di scadenze non proprio rispettate, il presidente del consiglio ne ha inanellate un bel po'. D'altra parte era chiaro fin dall'inizio quanto fossero irrispettabili.

Non che altrove i casi di coerenza si sprechino. Dall'estrema nédestranésinistramaoltre di Grillo, che aveva assicurato, se non avesse ottenuto il millemila per cento alle europee (è vero che si vede poco negli ultimi giorni, ma non è mai abbastanza poco), "me ne vado a casa. E non scherzo" alla sinistra radicale della Barbara Spinelli che "avrebbe rinunciato al seggio di europarlamentare" (s'è visto).

Ora che le elezioni sono lontane (quanto? Davvero quattro anni?), sarebbe persino il caso di svestirsi dei panni di Renzie per riuscire magari perfino a dire "ho sb...ho sbagl...ho sbagliato". Ammettere candidamente che governare è un po' più complicato di quello che immaginasse. O aveva fatto finta di immaginare.

Magari potrebbe perfino riconoscere che la riforma del Senato, così com'è, non dico una cagata pazzesca (a mio modesto parere lo è e su questo c'è un consenso che va ben oltre le più o meno larghe intese, parte da Sel e arriva fino al M5S stesso), ma almeno rivedibile.

Piuttosto che dimettersi, si rimetta A disposizione di un Parlamento che non è scritto su nessuna tavola della legge abbia torto mentre lui ha ragione.


giovedì 8 maggio 2014

Guidi al conflitto di interessi, rigorosamente su mezzi Ducati energia

Sgombriamo il campo da un equivoco? Il conflitto di interessi non nasce con Silvio Berlusconi. È reso, senza dubbio, più macroscopico dall'essere contemporaneamente leader politico, padrone di una larga fetta dell'informazione italiana e da un po' pure condannato in via definitiva, ma altri conflitti più o meno evidenti (e mai affrontati) si celano in ogni rivolo della politica italiana.

Alcuni, non proprio di minuscola portata, sono stati sottolineati anche alla nascita del governo Renzi. Ieri ci ha pensato Guidalberto Guidi a ricordarcene uno, affermando candidamente che "senza Enel, Terna e Ferrovie dello Stato faremmo il 90% del fatturato all'estero". Tre aziende a controllo statale, dunque, sono fondamentali per la Ducati energia, società controllata dalla famiglia di cui fa parte anche Federica Guidi, attuale ministro dello Sviluppo economico che, per carità, dalla nomina ha rinunciato a tutti gli incarichi operativi. Pro tempore ("Doveva essere qui mia figlia, ma ha scelto di fare temporaneamente un altro mestiere, aspetto torni in azienda" ha detto ancora Guidalberto).

Ma...ha già firmato per degli ecoincentivi che certo non dispiacciono alla creatura presieduta da papà (che produce anche veicoli elettrici). E ora si appresta ad assistere dalla sua poltrona a un possibile ingresso in Borsa della medesima. Con qualche perplessità sollevata da Repubblica, con meno enfasi di quanto ci si sarebbe attesi dal Fatto. Vicenda vissuta con assoluto distacco dal Corriere della Sera.

Evidentemente fa molto meno notizia delle curve della Boschi, dello scontrino della Picierno e perfino di una foto sul suo profilo facebook della Bacchiddu (chapeau per aver messo a nudo non se stessa, che nuda non è, ma la pochezza pruriginosa di tanta informazione e opinione pubblica italiana). Ma non dovrebbero essere questi i motivi non dico per indignarsi un tanto a telecamera, ma per muovere delle serie critiche a un sistema che non pare proprio #cambiareverso?

Menzione speciale per il medesimo "pò" che campeggia sulla pagina di Repubblica


E Fatto quotidiano

probabilmente frutto di software di conversione da apostrofi di agenzia, ma ciò non giustifica. Se un giornalista venisse cacciato dall'Ordine non dico alla prima, ma alla quinta cappellata del genere, il problema della disoccupazione nel settore verrebbe risolto.

martedì 6 maggio 2014

Monsanto, il Tar e la realtà mediaticamente modificata

Evviva! Le gambe dei piccoli giudici amministrativi del Lazio non tremano davanti al gigante Monsanto, incarnato per l'occasione nei panni meno impressionanti del piccolo coltivatore friulano Giorgio Fidenato. Che si è visto respingere dal Tar un ricorso contro norme dello Stato che mettono fuori legge i suoi campi coltivati con MON810, mais modificato geneticamente del colosso americano.

Tutti, felici, tutti contenti, tranne il suddetto ricorrente e i vertici della Monsanto. Pure il Movimento 5 stelle, per il quale l'imperatore degli ogm è tra i bersagli preferiti assieme al club Bilderberg e (negli ultimi tempi) Matteo Renzi. Tanto che, sul Blog di Beppe Grillo...

Una vittoria del M5S! Addirittura! Impegnato in prima linea in commissione agricoltura. Dunque ogni tanto qualcosa che non sia urlare in aula lo fanno...già. D'altra parte in commissione non sarebbero a favore di telecamera...a che servirebbe.

Ma...cosa si legge qualche riga più sotto, buttato lì in mezzo. Se fosse pronunciato verrebbe quasi smozzicato. Forse non volevano, forse gli è scappato, però c'è scritto proprio decreto interministeriale.

Già. Il ricorso di Fidenato era contro un decreto ministeriale. Il decreto che stabiliva il divieto di piantare MON810. Non risultando che il M5S abbia mai governato, chi sarà stato mai a emanare quel decreto? Dei veri e propri nemici del popolo grillino: Andrea Orlando (allora ministro dell'Ambiente, ora alla giustizia) , Nunzia De Girolamo (prima di cadere in disgrazie che si è creata con la sua bocca ministro dell'Agricoltura) e Beatrice Lorenzin (allora e tuttora ministro della Salute). Come si può leggere qui. Quando? Il 12 luglio 2013. Sei giorni dopo, sul blog di Beppe Grillo, quel provvedimento veniva salutato così:

Ricapitolando, quanto contenuto in un decreto meno di un anno fa "farsa", è diventato "vittoria del M5S" una volta difeso dal Tar. Da allora non è cambiato di una virgola, ovviamente. Ed è vero che, giustamente, tuttora si fa notare che resta altro da fare perché la norma ha 18 mesi di vita, che all'inizio del 2015 finiranno. E per allora dovrà essere chiara la posizione europea e si auspica si giunga a una normativa italiana definitiva. Ma è altrettanto chiaro che la versione farlocca con la quale viene offerta in pasto al pubblico la faccenda è, ancora una volta, pura propaganda. Nell'occasione, dato lo scarso risalto, per cementare i propri più che per guadagnare altro pubblico adorante. Occorrerebbe una norma anche per impedire di modificare mediaticamente la realtà.

sabato 3 maggio 2014

Dei rocker bolliti che si fanno profeti

No, qui le notizie non c'entrano niente. Al massimo la non notizia è che il concertone del Primo Maggio è la triste parodia di se stesso. Riproporlo sembra accanimento terapeutico. Questa è pura opinione personale e allora cambiamo colore. Non c'è necessariamente cattiva musica, anche se pure nelle selezioni qualcosa da dire ci sarebbe.Tipo che c'era Rocco Hunt. Oh, dico. Rocco Hunt! Ma cacchiarola, una volta per fare musica considerata di impegno sociale non è che bastasse prendere un argomento di attualità a caso e intesserci su quattro rime banali. Non voglio manco risalire agli anni '70, ma sono andato per curiosità a vedermi il cast del primo concertone, datato 1990.

Sì, vabbè...c'erano i Pooh, ma rispetto a Rocco Hunt siamo a seta vs. acrilico (e pure di scarsa qualità). C'era gente di cui si sono perse le tracce come i Rats (purtroppo) e i Panoramics (ma chi caspio erano). E poi c'erano gli Avion Travel, Pino Daniele, Miriam Makeba!

 E i Litfiba. Eh. C'erano pure i Litfiba. Che in quell'anno avevano sfornato El diablo, quindi erano già sostanzialmente in parabola discendente. Ma era ancora oro colato rispetto a quello che ci hanno propinato da Infinito in poi.

Comunque non dico ventiquattro, ma vent'anni fa sarei stato sotto quel palco a San Giovanni. Lo frequentavo, allora, il concertone. Credevo che fosse giusto esserci, sinceramente. Vent'anni fa forse avrei dato anche un po' di credito alle parole di Piero Pelù. Forse perché, come diceva uno che la sa un po' più lunga di me e di lui "a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età". Ma sarei stato davvero a urlare infoiato anche se le parole fossero state così sceme?



Così sceme che (e c'era da metterci la mano sul fuoco) ha subito trovato la solidarietà di Andrea Scanzi. Uno che se c'è una cosa idiota da difendere, stai sicuro che è subito in prima linea. Poi ci ha piazzato lì anche una difesa di Vauro, così, giusto per far vedere quanto è indipendente. Intendiamoci, meno di due anni fa io non sapevo manco chi fosse. Mi capita di vedere il suo spettacolo su Gaber e dico "wow! Che bello, che bravo". Poi mi capita di cominciare a leggerlo qualche volta e di vederlo sempre più spesso in tv. E puntualmente mi è scesa la uallera, come dicono a Bressanone. Poi ho capito anche perché era così diverso da quello che vidi a Villa Arconati: era l'unica volta che non parlava di se stesso, come avviene di solito di qualsiasi cosa parli o scriva.

Ma torniamo dalla star dei polemisti di tempi poveri di menti alla ex rockstar. Un altro scritto, sempre sul Fatto Quotidiano, titola all'opposto: "ma perché non canta e basta?". Trovo che anche questo sia fuorviante. Almeno avrebbe dovuto essere "ma perché non si ferma al repertorio di vent'anni fa?" (anche di più. Se mi spara tutto Desaparecido io lo ascolto molto volentieri). Così ci risparmia tutta quella paccottiglia che ha messo in sieme da solista e dopo la reunion che fu supplicata da Elio un po' di anni fa. E mai auspicio fu più nefasto. Oddio...non che si potesse preferire "elettro-macumba/scatena il voodoo digitale" (brrrrrrrrrr).

Sinceramente, io ne ho le saccocce piene di predicatori da palco con le tasche piene. Ora che fa? Fonda un partito anche lui? Il discorsetto, preso nella sua interezza, mette dentro un po' di tutto. Sembra fatto con uno di quei generatori automatici che girano su facebook. La parte sugli 80 euro bollati come "carità" e Renzi "boy scout nipote di Gelli" sono da vene tremanti per la pochezza intellettuale. Tradotto, sono proprio stupide. In questa giornata Piero Pelù ha ottenuto quello che voleva, ovvero far parlare tanto di una carcassa senza più un briciolo di sincera anima rock, che fa il giudice nei talent show di prima serata, immolando la sua figura resa irreversibilmente patetica al Dio che aveva così efficacemente ritratto in questa canzone.

Le critiche "non entrano nel merito di quel che ha detto" bofonchiano in tanti. Dovrebbero ringraziare. Evitare di entrare nell'inesistente merito è un atto di generosità verso l'artista che fu. Solo l'insipienza di alcune reazioni scomposte nel Pd riescono a rivaleggiare alla pari con tanta pochezza. Come Alessandra Moretti che invita "comici e cantanti a fare il loro mestiere". Eh, no, belloccia mia. Comici e cantanti dicano pure quello che gli pare, se hanno qualcosa di intelligente da dire. Ci sono mille e un motivo per criticare Renzi e i suoi adepti di prima e ultima data. Coi fatti, non con le frasette a effetto. Ma se il cantante ha il solo scopo di attirare l'urlo facile, allora canti. O, in questo caso, anche no. Ma non per censura, ché altrimenti finisce che avrà ragione Alessandro Gilioli e questo fra trent'anni vince le elezioni.

martedì 29 aprile 2014

Ma ve l'hanno detto per chi votate?


La prima pagina del Giornale di domenica 27 aprile 2014 recitava così:

Se non dovesse essere sufficientemente chiaro il titolo, ribadiamo la prima parte del sommario Il Cavaliere parla dei lager e l'eurosinistra si scatena per nascondere la posta in gioco: dire basta alla Merkel.

Dunque, sorvoliamo sul fatto che al momento è più corretto definire Berlusconi ex Cavaliere, dati gli eventi che lo stesso house organ ha riportato naturalmente con toni diversi dall'arcirivale Fatto quotidiano.

Sorvoliamo pure sull'ennesima infelice uscita in tema di olocausto ("per i tedeschi i lager non sono mai esistiti), che ormai rientra nel novero dell'ampia collezione in merito, sottocategoria di una serie di sparate di cui s'è perso il principio e non si vede ancora la fine.

Soffermiamoci sul dire basta alla Merkel. Un traguardo che un po' tutti i partiti in lista alle prossime europee vogliono intestarsi. Sovente con poco diritto al farlo. Ma nel caso di Forza Italia...

Dal sito del Partito popolare europeo


Questi sono i partiti italiani che, nel Parlamento europeo, siedono nei banchi del Partito popolare europeo. Fa riferimento alle elezioni del 2009. Era un'epoca fa, quando esisteva il Popolo della libertà e non ne erano fuoriusciti nemmeno i Fratelli d'Italia che, quelli sì, hanno annunciato l'abbandono di codesta casa. Ma il nuovo-vecchio partito di Berlusconi non risulta voglia fare altrettanto e quindi condivide e condividerà gli scranni della Cdu della Merkel.

Dal sito del Partito popolare europeo

Non solo. Il nome che campeggia in alto a destra (quello di Jean Claude Juncker "rigorista" europeo che manco Johan Cruijff), come a tutt'oggi pare sapere un elettore su dieci o giù di lì, è quello del candidato presidente della commissione europea sostenuto da tutto il Ppe. La cui campagna elettorale è stata lanciata qui:


Al meeting della Cdu del 5 aprile. Accanto proprio a frau Merkel e, alla loro sinistra, David McAllister (a dispetto del nome, assolutamente tedesco e attuale governatore della Bassa Sassonia).

Juncker si è detto disgustato dalle parole di Berlusconi. E lo ha invitato a scusarsi con i tedeschi e i sopravvissuti all'Olocausto. Dovesse essere eletto, comunque, lo sarà anche con i voti di Forza Italia. La politica ha ragioni che noi umani non riusciamo a comprendere. Forse occorrerebbe essere un po' (tanto) strabici, per seguire i doppi binari sui quali si sviluppano fini strategie.

venerdì 25 aprile 2014

Uscito il decreto, smentito il peggio

Eh, caro Matteo. Dunque il decreto ce l'hai appioppato alla vigilia della Liberazione.

Cinquantuno pagine su smartphone sono una tortura alla quale non sento di volermi sottoporre.

Dal testo risulta, comunque, che i famigerati 80 euro siano 80 euro per tutti e, dunque, certe tabelle girate nei giorni passati fossero fuffa che in vari casi non è stata trattata con la dovuta cautela. Un punticino a tuo favore. Quelli contro, però, restan mica pochi. A cominciare dal fatto che questa è una fantastica misura perequativa, sì, ma per i primi anni '90.

martedì 22 aprile 2014

Scusate, mi son perso il decreto

Star tutta la notte svegli e andare a dormire alle 7.30 di mattina (per lavoro, mica per altro) è già un po' vivere in un altro mondo, ancor di più se ci si trova in un altro Paese rispetto al proprio.

Però l'elemento che mi fa sentire proprio alieno, quest'oggi, è un altro. Non vedevo l'ora che codesta giornata arrivasse per spulciare la Gazzetta Ufficiale e vedere finalmente messo nero su bianco quello che è già stato ribattezzato il "Decreto Irpef", pur contenendo molte altre cose, e sul quale mi sembra non si siano fatti grossi passi avanti nella discussione rispetto a quando è stato annunciato.

E invece ti vai a vedere il numero di oggi e...sorpresona: il decreto non c'è. E così la mia volontà di non commentare oltre l'argomento prima di averlo letto viene frustrata.

Ci sarebbe da immaginare una veemente reazione dell'informazione, che immagino tutta abbia la mia stessa curiosità. O a tutti gli altri è tutto chiaro, nonostante girino quantomeno due versioni del tutto contrastanti sull'applicazione del bonus in busta paga?

Niente anche qua, comunque. Mi aspettavo che, non dico la stampa più favorevole al premier, ma almeno il Giornale fosse pronto a sparare un colpo. E invece no:



Boh. Starà sfuggendo qualcosa a me. D'altronde in questi giorni dormo poco e solo di giorno. Sembra di stare in un altro mondo...magari al prossimo risveglio tutte le mie perplessità spariranno.


sabato 19 aprile 2014

Ottanta voglia di euro o della sineddoche elettorale

Tante care cose a chi avrà gli 80 euro in più in busta paga a partire da maggio. Che sono tutti coloro che hanno un reddito lordo annuo tra 8 e 26 mila euro, no? Questo si capisce dal comunicato stampa di fine conferenza stampa di Renzi:


No, perché...il testo del decreto legge adottato ieri in consiglio dei ministri non è ancora a disposizione. Le ultime limature, immaginiamo, stanno ancora impegnando lo staff di Palazzo Chigi. Strutturato così, il provvedimento non è figlio di una logica di politica tributaria di alcun tipo, ma pazienza: a tanti frutterà un gruzzoletto nelle tasche e va bene così.

Solo che c'è pure un'altra versione che si trova bazzicando in rete:

Fonte Repubblica.it


In realtà, se non si va errando, frutto di indiscrezioni circolate prima della fine del consiglio dei ministri. Ecco. Una tabella del genere, se a qualcuno dovesse essere sfuggito, sarebbe fortemente regressiva. Cioè sostanzialmente incostituzionale. Ma questa tabella sarebbe contraria all'annuncio che gli incapienti restano tagliati fuori.

Ci sarebbe, appunto, anche la questione (lasciando da parte chi un reddito non ce l'ha del tutto) degli incapienti e di tutti coloro che, a vario titolo, non sono dipendenti (sulla ratio degli 80 euro in busta, quando ancora erano solo una chiacchiera di corridoio, mi pare fossero state piuttosto chiare le parole di Giacomo Vaciago). Ma Renzi ha promesso che l'#oraics (!) arriverà presto anche per loro. Un po' meno presto. Forse attenti studi dicono che loro il 25 maggio se ne staranno comunque a casa a ingrassare le file dell'astensionismo.

Intanto, ce lo fai leggere 'sto decreto?


giovedì 17 aprile 2014

Chi ha incastrato chi?

Giuro, vorrei cambiare argomento, ma questo blog è nato per sottolineare alcuni vizi dell'informazione in Italia. Tra questi c'è quello di dimenticare troppo in fretta un argomento, quando si ritiene che intorno a esso si è già fatta "ammuina" sufficiente.

E allora come non sottolineare il valente contributo al dibattito della "cittadina senatrice" Vilma Moronese, che sul suo sito titola:


Si riferisce a questo documento che, bontà sua, lei stessa riporta per intero.

Ne trae anche uno stralcio dal capitolo interamente dedicato al 416-ter. E ci tiene a evidenziarlo per bene:


Nel quale si legge chiaramente che la commissione propone un innalzamento delle pene per il 416-bis (associazione mafiosa) ma, visto l'allargamento della fattispecie di applicabilità, una differenziazione delle pene per il 416-ter. Visto che nessuno si è preso la briga al momento (pare si proponga di farlo Casson) di presentare un disegno di legge per l'inasprimento del 416-bis, per rispettare le deduzioni della commissione non si poteva che abbassare le pene del 416-ter. Esattamente l'opposto di quello che la cittadina senatrice si propone di dimostrare.

Delle due l'una. O ha bisogno di una mano da qualche collega per decifrare i documenti, nonostante in questo caso la chiarezza espositiva mi paia fuori discussione, o ha scarsa considerazione dei suoi elettori. 

Ma lo sappiamo cos'è il 416-ter?

Si direbbe quasi che mi sta a cuore come se l'avessi scritto io, questo benedetto 416-ter nuova versione. Non è così. È che a me interessano i fatti. Soprattutto quando tracimano verso il grande pubblico in maniera distorta. E uno dei fatti di questi giorni è questo.

Tale Daniel Zartacla, appassionato al contempo di superauto che fanno molto ka$ta e M5s, pubblica su facebook quest'immagine:


Una fra tante. Forse nemmeno la più cattiva. Non ho a cuore nessuna delle tre facce esposte al pubblico ludibrio. Né mi preme fare l'avvocato difensore di alcuno, tra l'altro i primi due ne hanno nelle loro claque tanti più bravi di me. Tanto per essere ridondante, mi interessa la verità.

Il 416-ter fu introdotto nel 1992 in questa versione:

Art. 416-ter.
Scambio elettorale politico-mafioso.
La pena stabilita dal primo comma dell'articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro.

Da ieri, come è ben noto e si è già detto su queste pagine, è cambiato.

Se da tempo ci si voleva mettere le mani è perché non è mai servito a un tubo. L'utilizzo del medesimo quale capo di imputazione è una fattispecie quasi accidentale, come dimostra la storia processuale di David Costa.

Anche perché, diciamocelo, quale politico (eccezion fatta, magari, per uno di quelli ritratti sopra) può permettersi di comprare in denaro voti mafiosi? 

Torniamo al travagliato iter della nuova formulazione e riassumiamo:

- 15 marzo 2013 presentata la proposta di legge che modifica l'articolo 416-ter del codice penale
- 11 luglio 2013 il testo viene licenziato dalla commissione giustizia con modifica delle pene (da 7-12 anni a 4-10 anni)
- 16 luglio 2013 il testo viene approvato in aula all'unanimità
- 28 gennaio 2014 il testo viene approvato con modifiche (tra cui le pene nuovamente rialzate, con identità di vedute Pd-M5s), senza i voti di Forza Italia
- 24 marzo 2014 seconda approvazione alla Camera, le pene tornano ad abbassarsi
- 16 aprile 2014 varo definitivo al Senato, con la fiera e urlata opposizione del M5s

In sostanza, ora sono state introdotte fattispecie di reato non punite in precedenza. E per chi viene ritenuto effettivamente mafioso le pene del ter si cumulano a quelle del bis.

Ora, c'è chi insinua maliziosamente che la doppia giravolta del Pd sia stato un chinare il capo al volere di Berlusconi. E chi sottolinea che condannare alla medesima pena chi appartiene a un'associazione mafiosa (416-bis) e chi compravende voti (416-ter) metteva la norma a rischio costituzionalità. Credo, ed essendo un parere personale mi preme distinguerlo cambiando colore, che nessuna delle due affermazioni sia di per sé peregrina. Ma la seconda assorbe la prima e la rende inutile. Poi a me, personalmente, potrebbe piacere veder buttata via la chiave per chi commette l'uno e l'altro reato. Ma degli architravi del diritto nel quale viviamo saremo dovremo pure tenere conto, o no?

Poi c'è anche qualche mio amico stimabilissimo e preparato che ritiene la nuova versione del 416-ter "norma bandiera", sostanzialmente inutile. Può darsi. Magari tra altri 22 anni si rifa il punto.

Movimento tante balle

Grillo ha ragione. Noi giornalisti dovremmo farci un po' schifo. Dovremmo farlo per tante ragioni. Per esempio, per tutte le volte che inseguiamo un'inutile dichiarazione di un esponente politico, parlamentare o meno, senza poi verificare che essa abbia alcuna attinenza con la realtà. Basta mandare in onda l'immagine in tv perché così è chiaro che l'ha detto lui, virgolettare la dichiarazione per scaricarci la coscienza.

Grillo è un maestro nello sfruttare questo meccanismo. Non solo lo fa nelle sue fughe dai microfoni, ma ha insegnato a fare altrettanto ai più mediatici tra i suoi. Così è stato cancellato l'iniziale rifiuto delle telecamere. Qualche volta può arrivare, al più, qualche provocazione, pressoché mai domande circostanziate, soprattutto condite dall'effettiva conoscenza dei fatti.

Prendiamo il 416-ter, approvato il 16 aprile al Senato con questo testo definitivo:

Questo, invece, il testo licenziato in prima lettura alla Camera dei deputati, in data 16 luglio 2013:




Giochiamo a "scopri le differenze"? Ah, già. Quella sostanziale non è nel testo, è tutta qui:


Il testo, in quell'occasione, fu votato all'unanimità. Con i voti del Movimento cinque stelle. Nonostante, rispetto alla proposta originale, la commissione giustizia avesse appunto operato quel tanto vituperato taglio delle pene da 7-12 anni a 4-10 anni.

Si può sostenere che il testo fosse stato migliorato in Senato, ma fare la caciara della scorsa settimana e di oggi è o un esercizio di stupidità (perché si dà contro e con violenza a qualcosa che è stato votato uguale uguale) o di malafede. Pura propaganda, che il M5S ha dimostrato di aver imparato a fare benissimo.

Un'informazione vigile e un'opinione pubblica attenta l'avrebbero ridotta a un silente imbarazzo in un amen. Ma siamo in Italia. E tutto il casino fa brodo. Per chi lo fa e per chi lo narra.

Chiedo venia per aver disatteso il titolo proprio in questo primo post, facendo precedere la notizia (che poi sarebbe una non notizia, in un Paese che tiene memoria di quel che succede il giorno prima) da un cappelluccio esplicativo. Ma verrà utile perché ci sono ottimi motivi per tornare in fretta sull'argomento. Per ora smetto di rubare tempo ad altri impegni.